Oltre Benjamin. «La riproducibilità tecnica della scrittura» e la diffidenza verso la stampa tipografica nell’Europa del Quattrocento
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2240-3604/13950Parole chiave:
Manoscritti, Incunaboli, Walter Benjamin, Riproducibilità tecnica, AuraAbstract
Si offre la rilettura critica di una fra le più celebri opere di Walter Benjamin (1892-1940), L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, pubblicata nel 1936. L’interpretazione della stampa proposta dal filosofo tedesco, anche se non riferita alla tipografia del Quattrocento, consente di gettare nuova luce su alcuni fenomeni culturali suscitati nell’Europa della prima età moderna dall’invenzione di Gutenberg. L’opposizione fra l’autenticità dell’opera d’arte (manoscritto) e il suo equivalente riprodotto (incunabolo), così come la nuova «esponibilità» del libro tipografico e il tentativo di conservare all’incunabolo l’hic et nunc della sua produzione consentono di intendere meglio le forme di diffidenza o addirittura di rifiuto della stampa da parte dei contemporanei. Allo stesso modo Benjamin aiuta a comprendere la precoce segmentazione del mercato del libro a stampa diviso tra due poli opposti: la strenua difesa dell’«aura», preservata grazie al ricorso a forme di personalizzazione della copia (miniature), e la nascita dell’editoria popolare.
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