Il «colloquio coi libri» fra Otto e Novecento
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.2240-3604/16257Parole chiave:
Umanesimo, Libri, Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Gabriele D'AnnunzioAbstract
Il colloquio coi libri è un fenomeno tipico dell'Umanesimo, al quale proviene dalla letteratura dell'antichità. La sua espressione più alta s'incontra nel Machiavelli, e precisamente nella lettera a Francesco Vettori, datata 10 dicembre 1513. L'ultimo grande interprete del fenomeno è Carducci, che considera gli esemplari della propria biblioteca come autentici compagni del suo itinerario biografico. Pascoli dialogherà ancora con gli antichi per tramite dei libri. A sua volta, d'Annunzio tratterà i volumi della biblioteca di Gardone come materiale da costruzione della sua identità superumana. Né è il caso di ricordare Marinetti, teorico, in quegli stessi anni, della distruzione di archivi e biblioteche. S'indebolisce insomma, dopo Carducci, quel rapporto rispettoso con gli che s'incontrava in Machiavelli, e si ritrova nel vate della terza Italia. Segno, questo indebolirsi, della crisi del paradigma umanistico, dal quale per più secoli la cultura occidentale aveva tratto ispirazione.
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